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Don Giovanni combatte per un ideale, quindi porta avanti il suo disegno di vita fino alla fine, ecco; dà anche
uno spiraglio a una continuità della vita stessa. Ognuno di noi ha un'idea del dopo; l'aspetto della morte, di questa
figura del commendatore… c'è anche appunto questo dramma che lascia sempre un po' di mistero. Mi sarebbe piaciuto
poter ascoltare... vedere, anche, da spettatore, l'effetto che può dare con gli ultimi accordi della morte, ecco,
diciamo, di Don Giovanni. Senza sestetto, ma è solo una curiosità.
Ogni volta che interpreto Don Giovanni è per me un mondo nuovo da scoprire. Logicamente bisogna attenersi alle idee
del regista... diciamo che mi lascio trasportare da... veramente, dalla musica e dal testo, e... è una ricerca che
credo di non smettere mai di fare, perché riesco a cadere nel personaggio in maniera... a entrare nel personaggio
in maniera veramente totale; almeno... ci credo: e credo, cioè, almeno crederci credo sia la risposta a questo
personaggio.
Ho iniziato con Masetto nel 91 e poi con Leporello, e adesso Don Giovanni. Sono serviti ad accumulare un bagaglio
culturale e artistico e... diciamo che non ho un'idea, di Don Giovanni: mi lascio veramente trasportare dalla seduzione,
dal... dal rapporto con Leporello, che è fondamentale. Non penso. Mi lascio veramente andare.
Bisogna anche dire che dalla prima nota all'ultima è il personaggio che bisogna creare, che la difficoltà è proprio
l'impronta del personaggio. Diciamo che ognuno di noi ha un'idea di Don Giovanni e quindi il difficile è accontentare
tutti...
Io ho fatto molte volte Leporello e devo dire che i miei colleghi amano molto pensare a un Don Giovanni narcisista
e quindi non avere questo contatto con Leporello; io credo invece che Pizzi ha proprio trovato la chiave: Don Giovanni
ha bisogno di Leporello e Leporello ha bisogno di Don Giovanni. Questo è fondamentale, altrimenti si perde il gioco del
discorso dapontiano.
II modo di porgere la frase, di camminare... di sguardi, accenti, che crea quest'uomo così quasi non... terreno, no?
Un personaggio che... un fascino, un carisma... è importantissimo, perché la bellezza esteriore dopo un po' non ha più
interesse.
Elvira è la donna innamorata follemente di quest'uomo, lo segue dappertutto e non cede, ecco. Donn'Anna, c'è il mistero
se sia successo veramente qualcosa. Zerlina è la povera sventurata. La cosa fondamentale da dire secondo me di
Don Giovanni è che non riesce a far nulla; quest'uomo così dotato che non riesce a dimostrare di essere... Don Giovanni!
Donn'Anna... io sento nella linea musicale che c'è sempre la presenza del padre, di questa tragedia; Donna Elvira invece
guerriera, diciamo anche barocca; una donna vera, una donna innamorata che cerca di tutto... è talmente attuale, anche
oggi potremmo incontrare una Donna Elvira alle prese con il marito. Zerlina cerca di difendere la propria vita, di
darsi per la sua felicità.
Masetto è un personaggio semplice, un contadino... diciamo anche un po' stupidello. Gelosone! Dove Zerlina è un
po' però la padrona di casa. Nell'aria “Ho capito, signorsì” cerca un attimino di mostrare la sua gelosia e quindi
di difendere i propri valori. Però si rende conto che è una lotta persa già dall'inizio. Si limita, appunto, di dire
“ho capito” in maniera molto dura.
Don Giovanni a volte diventa anche antipatico perché ha sempre un modo di esprimersi... mentre Leporello ha mille
colori: a volte buffo, a volte drammatico, a volte imita, appunto, il suo padrone, e quindi diciamo che c'è più gioco.
Figaro è un Leporello più aristocratico; lo vedo in un altro periodo, quindi con più diritti, più consapevolezza,
a differenza di Leporello che è l'anima di Don Giovnani, no? Però nel caso di Figaro c'è proprio una ribellione quindi
c'è la famosa rivoluzione che sta per arrivare.
Io vedo uno stupidone, il Conte: nel senso che alla fine anche lui non riesce a combinar nulla; c'è una similitudine
tra i due, però preferisco quella di Don Giovanni. Il conte ha un'aria, è più completo come personaggio; diciamo
Don Giovanni è come un bambino, non ha responsabilità, e quindi un giovane che, diciamo, affronta la vita in maniera
meno responsabile di un adulto; credo che sia questa forse la scelta di Mozart: una libertà, un modo di vivere che per
lui è giusto, e quindi non si crea limiti, è... lui è consapevole e fino... fino alla fine rappresenta il suo io,
e quindi il bello di Don Giovanni è appunto che non ha paura, si rende conto della morte ma non si lascia convincere.
E ognuno ritorna alla vita quotidiana, ma con il pensiero di quest'uomo; della scelta soprattutto.
Ognuno di noi ha una visione, quindi è difficile poter catalogare un Don Giovanni ideale; diciamo vocalmente
Cesare Siepi per me è stato il Don Giovanni vocale; per quanto riguarda il colore, il timbro. Scenicamente
non l'ho visto, quindi non potrei dire.
Era da tantissimo che non lavoravo con Pizzi; la gioia di poter lavorare all'italiana maniera, quindi fare teatro
con cast italiano e il modo di costruire battuta per battuta e ore e ore, i dettagli nei minimi particolari, i colori...
per “Là ci darem la mano” siamo stati quasi due ore, solo per il recitativo; per cercare... cioè, Pizzi cercava proprio
di farmi capire qual era secondo lui il colore giusto da adottare... diciamo, dalle dieci della mattina a rotolarci
sul praticabile e a correre... però, ecco, quando si fa teatro in questo modo... veramente io non vedevo l'ora di
risvegliarmi il giorno dopo e di poter ricominciare. Di nuove produzioni non è che se ne fanno adesso ogni mese,
quindi una ripresa... fatta anche da un aiuto regista, tipo vai qui, esci qui, prendi questo... non c'è un lavoro
di costruzione del personaggio. Cerco di utilizzare quello che ho immagazzinato negli anni. Morirei se dovessi fare
un personaggio uguale all'altro... cioè, preferirei cambiare mestiere.
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